Differenze di Genere nella Comunicazione Mediata dal Computer: Tra Stereotipi che Resistono e Nuove Androginie

Keywords: Comunicazione mediata dal computer; differenze di genere, linguaggio.

Al tempo di chat, post, tablet e tweet le modalità di comunicazione stanno sicuramente cambiando. Una domanda interessante è se sta cambiando anche la comunicazione fra uomini e donne, specie considerando che questi nuovi mezzi comunicativi rendono il genere meno evidente che nella comunicazione diretta. Un pensiero diffuso è quello secondo cui in generale uomini e donne comunichino in maniera differente, tanto da sembrare appartenenti a mondi distanti. Questa convinzione è così radicalmente presente nel mondo occidentale da essere rilevabile non solo negli studi scientifici (Hyde, 2005; MacGeorge, Graves, Feng, Gillihan, & Burleson, 2004), ma anche in quella cultura che potremmo definire “popolare”.


Gli studi sul linguaggio, ovvero come (e se!) uomini e donne comunicano in modo diverso, sono un filone di ricerca relativamente recente nell’ambito delle differenze di genere (si veda glossario). I primi passi risalgono agli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, per mano soprattutto del movimento femminista, e nel tempo hanno costituito una disciplina che ancora oggi fatica a ottenere una piena autonomia accademica, soprattutto in Europa (Gelli, 2009). A partire da quegli anni la ricerca si è indirizzata verso l’individuazione delle peculiarità del linguaggio maschile e femminile. Recentemente si è concentrata su come uomini e donne comunichino per scritto attraverso un computer o altri strumenti, e questo costituisce il focus del nostro contributo.

Due modelli teorici contrapposti

Negli studi sulle differenze di genere si contrappongono due modelli: la Two-Culture Theory e l’Ipotesi della Somiglianza di Genere. La prima, proposta da Maltz e Borker nel 1982, cerca di spiegare come il genere si manifesti nel linguaggio sulla base della constatazione che uomini e donne hanno un diverso modo di esprimersi, il che porta a teorizzare l’esistenza di due sub-culture linguistiche. Pertanto le conversazioni inter-genere possono essere paragonate alla comunicazione inter-etnica. Le ragazze, per Maltz e Borker, tendono a giocare in piccoli gruppi, spesso in coppia, e l'amicizia è basata su coinvolgimento, intimità, uguaglianza, impegno reciproco e fedeltà, e si costruisce attraverso una conversazione interazionale: usando tante parole imparano a creare e mantenere rapporti di vicinanza e di uguaglianza. I ragazzi, invece, giocano tipicamente in grandi gruppi, organizzati molto più gerarchicamente rispetto alle ragazze; fra loro spesso la lingua parlata è usata principalmente per affermare la propria posizione di potere, o per attrarre e mantenere un pubblico, o ancora per affermare se stessi. Queste modalità rimangono negli stili conversazionali degli uomini adulti, che si caratterizzano per la narrazione e il racconto di storie. Maltz e Borker sostengono che le sfide, più che le dichiarazioni di sostegno, sono il modo tipico degli uomini di rispondere al discorso di altri uomini. Perciò le donne e gli uomini hanno diverse regole per la conversazione che possono entrare in conflitto quando tentano di parlare tra loro.

In forte contrapposizione alla teoria delle due culture si pone l’Ipotesi delle Somiglianze di Genere (Dindia & Canary, 2006; Hyde, 2005). Secondo quest’ipotesi le somiglianze sarebbero nettamente superiori alle differenze. Una meta-analisi (Hyde, 2005) ha mostrato come uomini e donne siano decisamente più simili che diversi dal punto di vista cognitivo, comunicativo, sociale e della personalità. Inoltre, l’autrice sottolinea come il contesto sia un fattore determinante nel far emergere le differenze, incluse quelle linguistiche. Diversi studi sembrano supportare almeno in parte questa ipotesi. Donne e uomini appaiono molto simili, o almeno più simili che diversi, come vedremo anche più avanti, nella stesura di un’ e-mail (Colley & Todd, 2002; Palomares, 2008), nei contenuti dei commenti lasciati su un forum on-line (Guiller & Durndell, 2006), o nelle risposte date a un gioco a quiz online (Palomares & Lee, 2010), così come nel modo di dare o ricevere supporto dagli amici (Basow & Rubenfeld, 2003).

Che cos’è la CMC?

Recentemente, una parte degli studi si è occupata di comprendere come e se emergono differenze di genere nella comunicazione mediata dal computer (CMC; si veda glossario). La CMC indaga come le tecnologie informatiche inneschino forme particolari di comunicazione a distanza tra gli esseri umani. Questi scambi comunicativi possono verificarsi in modalità grafica o testuale; possono essere sincroni, cioè immediati come le chat on-line, o asincroni, ovvero ricevere una risposta anche molto successiva all’invio, come la posta elettronica; e possono avvenire solo attraverso una rete telematica.

Nel linguaggio tipicamente femminile e maschile sono state spesso sottolineate due tendenze o scopi contrapposti: l’orientamento alla relazione oppure al potere. Per estensione, tali tendenze sono state esaminate e a volte riscontrate anche nella CMC (Herring, 1993, 2000; Li, 2005). Per esempio, le donne cercano di proteggere e fortificare le loro relazioni attraverso l’offerta di supporto (posso aiutarti?), espressione di empatia (ti capisco…), nell’essere rispettose e gentili verso l’interlocutore; inoltre, esse hanno nella conversazione meno potere e questa caratteristica si evidenzia nella tendenza a fare affermazioni attenuate (non sono sicura che…), a giustificarsi (lo dico perché…), a fare domande, a scrivere messaggi più brevi che ottengono meno risposte rispetto a quanto la controparte maschile non faccia. Il linguaggio degli uomini si contraddistingue per essere maggiormente aggressivo attraverso l’espressione di sarcasmo, imperativi (devi fare così!), parolacce e parole rozze (sei un porco!), e richiami all’azione (ti picchio!), e per l’affermazione di un potere forte attraverso l’utilizzo di presupposti (è chiaro che per essere felice si debba possedere molte cose…), domande retoriche (non è forse vero…?), autopromozioni (sono molto bravo a fare…), affermazioni forti (bisognerebbe eliminarle certe persone…) e un orientamento verso i fatti.

E’ necessario tenere presente che il genere della maggioranza può modificare l’atteggiamento dei partecipanti (Herring, 2000): ad esempio, le donne diventano più aggressive in gruppi a maggioranza maschile e viceversa. Il contesto di una comunicazione può dunque fortemente influenzare il tipo di linguaggio usato portando a volte le persone a produrre un linguaggio tipico di un genere diverso dal proprio (Palomares, 2009).

Anche il genere psicologico ha un’influenza sul linguaggio utilizzato a prescindere dal sesso biologico. Il genere psicologico fa riferimento a caratteristiche e comportamenti definiti per i maschi e per le femmine in un particolare contesto sociale e culturale, vale a dire allo stereotipo di genere. L’adesione a tali stereotipi tipicamente maschili e femminili può tuttavia variare a livello individuale. Il genere psicologico viene solitamente sondato attraverso il Bem’s Sex-Role Inventory (BSRI; Bem, 1974). Questo test è composto da tre gruppi di item che fanno riferimento a caratteristiche ritenute “desiderabili” per il comportamento femminile (prevalentemente espressive), maschile (prevalentemente strumentali) o per entrambi, e definisce quattro possibili profili: maschile, femminile, indifferenziato e androgino. L’ “androginia” (si veda glossario) è data dalla differenza tra le medie dei valori maschili e femminili: minore è tale differenza, maggiore è il livello di androginia. Le persone che ottengono come profilo l’ “androginia”, sebbene abbiano caratteristiche relazionali più vicine al gruppo femminile piuttosto che indifferenziato o maschile, mostrano un maggiore repertorio di tattiche comunicative tra cui scegliere quando interagiscono con gli altri. Più che l’essere nati maschi o femmine sembra quindi importante, per essere efficaci nei contesti sociali, il saper utilizzare in modo flessibile sia caratteristiche maschili, più dirette e strumentali, che femminili, più espressive e affettive (Kim & Aune, 1997).

Le differenze di genere nella CMC

Presenteremo ora alcune caratteristiche specifiche del linguaggio che sono state indagate empiricamente negli studi sulle differenze di genere nella CMC. Vedremo in sintesi: in cosa consiste il linguaggio incerto, le differenze quantitative e qualitative nell’espressione delle emozioni, in che modo stereotipi e pregiudizi permangono in questo tipo di comunicazione e infine quali sono gli obiettivi e gli argomenti di conversazione.

Il linguaggio incerto

Un elemento messo in evidenza da molti studi è l’uso maggiore da parte delle donne di un linguaggio incerto, in inglese tentative language. Il linguaggio incerto si caratterizza per alcuni elementi specifici quali forme di presa di distanza (dall’inglese hedge), come “forse”; rinunce, come “ma non sono sicuro”; domande etichetta (tag questions), come “giusto?” (Amir, Abidin, Darus, & Ismail, 2012; Dalampan, 2006; Palomares & Lee, 2010).

Nonostante questo tipo di linguaggio sia spesso citato come una caratteristica assodata del modo di esprimersi femminile, alcune evidenze empiriche (Palomares, 2004, 2009; Palomares & Lee, 2010) ci mostrano come questo elemento possa variare molto in base al livello di salienza di genere del contesto in cui i due sessi comunicano, ovvero quanto diventa importante nella situazione essere maschi o femmine. Inoltre questa caratteristica, più che essere legata ad un genere, è legata alla conoscenza o meno di un determinato argomento.

Riferimenti a emozioni

Diversi studi sottolineano che le donne, mentre parlano o scrivono, usano più emozioni rispetto agli uomini. Anche se recentemente è stato dimostrato come anche questa differenza sia influenzata dal contesto comunicativo (Palomares & Lee, 2010; Palomares, 2004), la maggior parte degli studiosi è concorde nell’affermare che il riferimento ad emozioni sia tipico del linguaggio femminile (Mulac, Bradac, & Gibbons, 2001).

Le donne quando scrivono una e-mail a un destinatario sia maschile sia femminile esprimono più emozioni di quanto non facciano gli uomini, a prescindere dall’argomento trattato (Palomares, 2009), e appaiono più fluenti nella produzione di emozioni (O’Kearney & Dadds, 2004). Ancora, nei commenti degli studenti in un forum scolastico (Guiller & Durndell, 2006), nei contenuti dei blog (Savicki, Kelley, & Oesterreich, 1999) piuttosto che nel possedere un avatar di un genere specifico (Palomares & Lee, 2010), l’espressione delle emozioni varia anche in un senso qualitativo. Le donne esprimono più emozioni positive e gli uomini più emozioni negative, sebbene le donne si percepiscano come esprimenti più emozioni negative (Williams & Mendelsohn, 2008): se maschi e femmine che comunicavano fra loro dovevano in seguito autovalutarsi e valutare il partner rispetto all’emotività negativa (ovvero: essere irritabili, lunatici, ansiosi), emerge che le donne si valutano come più emotivamente negative di quanto facciano gli uomini e di quanto le valutino i loro interlocutori.

Stereotipi e pregiudizi nella CMC

La presenza femminile sul web è andata aumentando nel tempo. Già dal 2000 al 2004 le donne sono passate dall’essere il 40% al 50% degli utenti della rete (Kim, Lehto, & Morrison, 2007) sebbene alcuni sostengano che siano meno competenti nell’ utilizzarla (Li, 2005).

Nelle discussioni on-line emergono tuttavia ancora grosse disparità nella quantità e nella qualità della partecipazione femminile e maschile. Infatti, sia che le donne partecipino più degli uomini postando più commenti (Caspi, Chajut, & Saporta, 2008), sia che esse non lo facciano (Atai & Chahkandi, 2012), uno svantaggio femminile permane. Nel primo caso sembra che le donne postino di più on-line poiché percepiscono questa modalità di comunicazione come una possibilità di esprimersi senza venire interrotte dagli altri, condizione questa, secondo gli autori, più frequente nella comunicazione faccia-a-faccia (si veda glossario). Nel secondo caso, la scarsa partecipazione femminile potrebbe essere stata influenzata dal contesto culturale in cui è stato condotto lo studio, ovvero quello iraniano, in cui la figura femminile fatica ancora a trovare un suo spazio anche nel mondo virtuale. Sebbene questi due risultati possano sembrare contradditori in realtà così non è: nel primo caso lo svantaggio si qualifica sotto il profilo della comunicazione quotidiana vis-à-vis, nel secondo esso si manifesta nella comunicazione sia diretta sia mediata dal computer.

D’ altra parte, l’antico stereotipo della donna gentile, educata e orientata all’altro sembra non abbandonare le relazioni neanche nel mondo del web. In effetti, quando le donne tradiscono tale aspettativa vengono valutate come più incompetenti (Sierpe, 2005) e per questa ragione le donne che negoziano on-line, ovvero che devono trattare con altri attraverso la rete, tendono ad utilizzare un linguaggio più incerto quando parlano con un uomo, allo scopo di essere più influenti (Carli, 1990; Stuhlmacher, Citera, & Willis, 2007). Tuttavia, questa modalità è in conflitto con un ruolo, quello del negoziatore, da molti considerato di successo se espresso attraverso la forza, il dominio, l’assertività e la razionalità, caratteristiche stereotipiche maschili.

Ma ci sono, e se si quali, delle differenze tra la comunicazione faccia-a-faccia e la CMC? Sembra che nella comunicazione faccia-a-faccia i partecipanti, maschi o femmine, siano più sensibili alla valutazione degli altri e di loro stessi, tendano ad essere più riservati e ad avere più autocoscienza (Adrianson, 2001). Inoltre, le donne producono più messaggi (soprattutto mostrando accordo) di quanto non facciano nella CMC, e hanno tra loro più scambi di opinione. I loro giudizi, oltretutto, sono più positivi in ogni circostanza rispetto ai giudizi formulati dagli uomini. E’ stato anche osservato come effettivamente le donne siano più ostili nelle negoziazioni virtuali rispetto a quelle faccia-a-faccia, mentre gli uomini non differiscano nel loro modo di negoziare nei due contesti (Stuhlmacher, Citera, & Willis, 2007). Non solo, quando ai partecipanti ad un quiz on-line vengono fatte delle domande, all’aumentare della difficoltà della domanda aumenta in generale la conformità nella scelta. Gli uomini si conformano di più delle donne, tuttavia le donne, se si paragonano le loro risposte date al quiz on-line rispetto a quelle in una comunicazione faccia-a-faccia, sono più conformiste in quest’ultima modalità (Rosander & Eriksson, 2012).

Differenze di genere negli obiettivi della conversazione

Può apparire curioso, eppure l’uso frequente di un pronome personale può dire molto sugli scopi per cui una persona comunica. Sembra infatti che le donne, quando comunicano on-line, tendano ad utilizzare il pronome “noi” molto più di quanto non faccia la controparte maschile e ciò avviene, secondo alcuni autori, a causa di una maggiore attenzione alla relazione da parte delle donne (Baron, 2004; Dalampan, 2006; Guiller & Durndell, 2006). Pare infatti che le donne, rispetto agli uomini, si esprimano attraverso la CMC con l’obiettivo di creare una relazione positiva con gli altri, e ciò sarebbe la manifestazione di una loro necessità di affiliazione. Per questa ragione le comunicazioni femminili appaiono maggiormente caratterizzate da aspetti socio-emotivi come un linguaggio più cortese, meno aggressivo e più cooperativo e una tendenza a contraddire il meno possibile l’interlocutore (Asha & Vaibhavi, 2005; Huffaker & Calvert, 2005).

Sembra invece che gli uomini privilegino altri obiettivi nella CMC. Piuttosto che dare importanza alle relazioni sembrano desiderare maggiormente di essere informativi (Baron, 2004) e di ottenere autonomia e potere, utilizzando un linguaggio più autoritario e facendo richiami all’azione (Guiller & Durndell, 2006).

Argomenti di conversazione

Spesso, quando descriviamo a un’altra persona il genere di qualcuno, ci rifacciamo in prima istanza a caratteristiche anatomico-fisiche che differenziano gli uomini e le donne, e in seguito agli oggetti, alle attività o agli interessi che stereotipicamente distinguono i due generi. Questi aspetti sono utilizzati dagli individui, sia per identificare un genere sia se gli viene chiesto di simulare un genere diverso dal proprio, molto più di quanto non vengano utilizzate caratteristiche di personalità (Williams & Mendelsohn, 2008).

Anche nella CMC si sono modificati di poco gli argomenti stereotipicamente considerati maschili e femminili. Infatti, sembra che le donne preferiscano ancora parlare/scrivere di shopping e di moda mentre gli uomini di automobili e sport, ed entrambi appaiono più incerti quando devono parlare di argomenti opposti al loro genere (Colley & Todd, 2002; Palomares, 2009).

Conclusioni

Diversamente, forse, da ciò che ci si potrebbe aspettare o auspicare, anche nelle tecnologie più avanzate permangono dei sottili pregiudizi di genere. Uno studio italiano che ha analizzato i dizionari del Thesaurus di Word 6.0, uno dei software più comuni nei nostri computer (Bazzanella, 2000) ha trovato che, anche se in modi leggermente diversi, nelle principali lingue occidentali del programma (italiano, francese, spagnolo e inglese) era presente una sproporzione qualitativa e quantitativa a favore del genere grammaticale maschile. Ovvero parole come “uomo” raffigurano il genere umano universale, e parole come “donna” rappresentano la moglie, la compagna, la madre. Tuttavia, se queste sono ricadute di “normali” differenze di genere che dal linguaggio passano anche alla CMC, emerge anche addirittura che, quando all’interno di un videogioco viene fatta ascoltare ai giocatori una voce femminile o una voce maschile, le reazioni sono molto più negative e ostili verso la voce femminile (Kuznekoff & Rose, 2012).

Studi come questi possono aiutarci a porre attenzione ad un utilizzo acritico dei mezzi di comunicazione, anche quelli contemporanei e di fruizione quotidiana. Non è infatti la modernità del mezzo a rendere moderna la comunicazione.

Con uno sguardo d’insieme alla letteratura sopra riportata, ciò che appare interessante è che né la teoria delle due culture (Maltz & Borker, 1982) né l’ipotesi della somiglianza di genere (Dindia & Canary, 2006) rispondono in modo esaustivo alla questione delle differenze di genere nell’uso del linguaggio nella CMC. Sebbene molti studi mostrino che uomini e donne sono diversi nell’espressione dell’incertezza, delle emozioni, nei motivi per cui comunicano e negli argomenti di discussione, raramente queste differenze sono nette e stabili. Sebbene alcune differenze nelle caratteristiche del linguaggio siano riportate da più studi è anche vero che esse sembrano assai sensibili alle aspettative sociali e al contesto in cui le persone si trovano a comunicare (Palomares, 2004, 2009; Palomares & Lee, 2010). E’ opportuno anche sottolineare che la ricerca su questo argomento nel contesto italiano è assai povera di contributi, che necessitano di essere contestualizzati per il nostro specifico ambito culturale e linguistico. E’ difficile comprendere, ad esempio, se in lingue diverse vi sia un cambiamento nel modo in cui uomini e donne comunicano. Infine, sono pochi gli autori che si sono occupati di osservare se vi sia una differenza tra linguaggio prodotto dal genere psicologico o genetico; e scarsi sono anche i confronti tra la comunicazione orale/diretta e la CMC.

Gli studi si concentrano soprattutto su cosa rende il linguaggio stereotipicamente femminile o maschile in un contesto in cui le caratteristiche fisiche appaiono invisibili o incerte, e se le eventuali differenze siano effettivamente legate ad un genere specifico o piuttosto ad una specifica situazione, come abbiamo visto ad esempio negli studi sul linguaggio incerto.

Concludiamo sottolineando un ultimo aspetto: ammesso che esista un linguaggio maschile e uno femminile, qual è quello più efficace sul piano della comunicazione e della relazione? Sembra che l’androginia psicologica sia la modalità più efficace (Kim & Aune, 1997). Infatti in essa è presente la capacità di utilizzare in modo flessibile capacità relazionali maschili e femminili, e quindi non è tanto rilevante essere uomo o donna quanto il saper utilizzare le diverse peculiarità di ciascuno dei due stili comunicativi attraverso le situazioni sociali con cui dobbiamo confrontarci e le specifiche opportunità comunicative offerte dalle nuove tecnologie.

Glossario 

Differenze di genere. Ciò che contraddistingue il genere maschile da quello femminile attraverso una molteplicità di comportamenti, nonché interessi e inclinazioni, come ad esempio il linguaggio.

Comunicazione mediata dal computer (CMC). La CMC è una branca di studi che si occupa di come le tecnologie informatiche inneschino forme molto particolari di comunicazione a distanza tra gli esseri umani. Questi scambi comunicativi a distanza possono verificarsi in modalità grafica o testuale, essere sincroni, cioè immediati come le chat on-line, o asincroni (ovvero possono ricevere una risposta anche molto successiva all’invio come la posta elettronica), e possono avvenire solo attraverso una rete telematica tra due o più computer, smartphone, tablet….

Comunicazione faccia-a-faccia. Comunicazione che avviene tra le persone senza l’utilizzo di uno strumento che la veicoli.

Androginia. Genere psicologico in cui sono co-presenti sia forti elementi di mascolinità che di femminilità.

Bibliografia

Adrianson, L. (2001). Gender and computer-mediated communication: Group processes in problem solving. Computers in Human Behavior, 17, 71-94.
Amir, Z., Abidin, H., Darus, S., & Ismail, K. (2012). Gender differences in the language use of Malaysian teen bloggers. GEMA Online™ Journal of Language Studies, 12, 105-124.
Asha, K., & Vaibhavi, K. (2005). Coffee, tea or…? Gender and politeness in computer mediated communication (CMC). IIMA Working Papers.
Atai, M. R., & Chahkandi, F. (2012). Democracy in computer-mediated communication: Gender, communicative style, and amount of participation in professional listservs. Computers in Human Behavior, 28, 881-888.
Baron, N. S. (2004). See you online gender issues in college student use of instant messaging. Journal of Language and Social Psychology, 23, 397-423.
Basow, S. A., & Rubenfeld, K. (2003). “Troubles talk”: Effects of gender and gender-typing. Sex roles, 48, 183-187.
Bazzanella, C. (2000). Categorizzazione del femminile e del maschile nelle nuove tecnologie: Prime ricerche nel Thesaurus italiano, spagnolo, francese, inglese di Word. Cuadernos de Filología Italiana, 7, 193-245.
Bem S. L. (1974). The measurement of psychological androgyny. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 42, 155-162.
Carli, L. L. (1990). Gender, language, and influence. Journal of Personality and Social Psychology, 59, 941.
Caspi, A., Chajut, E., & Saporta, K. (2008). Participation in class and in online discussions: Gender differences. Computers & Education, 50, 718-724.
Colley, A., & Todd, Z. (2002). Gender-linked differences in the style and content of e-mails to friends. Journal of Language and Social Psychology, 21, 380-392.
Dalampan, A. E. (2006). Gender issues in computer-mediated communications, TESL Working Paper Series, 4, 59-66.
Dindia, K., & Canary, D. J. (2006). Sex differences and similarities in communication. Psychology Press, 2, 3-20.
Gelli, B. (2009). Psicologia delle differenze di genere. Soggettività femminili tra vecchi pregiudizi e nuova cultura. Milano: FrancoAngeli.
Guiller, J., & Durndell, A. (2006). ‘I totally agree with you’: Gender interactions in educational online discussion groups. Journal of Computer Assisted Learning, 22, 368-381.
Herring, S. C. (1993). Gender and democracy in computer-mediated communication. The Electronic Journal of Communication, 3.
Herring, S. C. (2000). Gender differences in CMC: Findings and implications. Computer Professionals for Social Responsibility Journal, 18.
Huffaker, D. A., & Calvert, S. L. (2005). Gender, identity, and language use in teenage blogs. Journal of Computer-Mediated Communication, 10.
Hyde, J.S. (2005). The gender similarities hypothesis. American Psychologist, 60, 581-92.
Kim, M. S., & Aune, K. S. (1997). The effects of psychological gender orientations on the perceived salience of conversational constraints. Sex Roles, 37, 935-53.
Kim, D. Y., Lehto, X. Y., & Morrison, A. M. (2007). Gender differences in online travel information search: Implications for marketing communications on the internet. Tourism Management, 28, 423-433.
Kuznekoff, J. H., & Rose, L. M. (2013). Communication in multiplayer gaming: Examining player responses to gender cues. New Media & Society, 15, 541-556.
Li, Q. (2005). Gender and CMC: A review on conflict and harassment. Australasian Journal of Educational Technology, 21, 382-406.
MacGeorge, E.L., Graves, A.R., Feng, B., Gillihan, S.J., & Burleson, B.R. (2004). The myth of gender cultures: Similarities outweigh differences in men's and women's provision of and responses to supportive communication. Sex Roles, 50, 143-175.
Maltz, D. N., & Borker R. A. (1982). A cultural approach to male-female miscommunication. In J. A. Gumperz (Eds.), Language and Social Identity (pp. 196-216). London: Cambridge University Press.
Mulac, A., Bradac, J., & Gibbons, P. (2001). Empirical support for the gender-as-culture hypothesis an intercultural analysis of male/female language differences. Human Communication Research, 27, 121-152.
O'Kearney, R., & Dadds, M. (2004). Developmental and gender differences in the language for emotions across the adolescent years. Cognition and Emotion, 18, 913-938.
Palomares, N. A. (2004). Gender schematicity, gender identity salience, and gender-linked language use. Human Communication Resource, 30, 556-88.
Palomares, N. A. (2008). Explaining gender-based language use: Effects of gender identity salience on references to emotion and tentative language in intra- and intergroup contexts. Human Communication Resource, 34, 263-86.
Palomares, N. A. (2009). Women are sort of more tentative than men, aren't they? How men and women use tentative language differently, similarly, and counterstereotypically as a function of gender salience. Communication Research, 36, 538-60.
Palomares, N. A., & Lee, E. J. (2010). Virtual gender identity: The linguistic assimilation to gendered avatars in computer-mediated communication. Journal of Language and Social Psychology , 29, 5-23.
Rosander, M., & Eriksson, O. (2012). Conformity on the Internet: The role of task difficulty and gender differences. Computers In Human Behavior, 28, 1587-1595.
Savicki, V., Kelley, M., & Oesterreich, E. (1999). Judgments of gender in computer-mediated communication. Computers in Human Behavior, 15, 185-194.
Sierpe, E. (2005). Gender distinctiveness, communicative competence, and the problem of gender judgments in computer-mediated communication. Computers in Human Behavior, 21, 127-145.
Stuhlmacher, A.F., Citera, M., & Willis, T. (2007). Gender differences in virtual negotiation: Theory and research. Sex Roles, 57, 329-39.
Williams, M. J., & Mendelsohn, G. A. (2008). Gender clues and cues: Online interactions as windows into lay theories about men and women. Basic and Applied Social Psychology, 30, 278-294.