I ruoli di genere sono un insieme di norme sociali che dettano i tipi di comportamento che sono generalmente considerati accettabili, appropriati o desiderabili e che si basano sui generi maschile e femminile (Glick, Gangle, Gibb, Klumper, & Weinberg, 2007). Violare tali ruoli, ovvero avere un aspetto, degli interessi e dei comportamenti ritenuti tipici del genere femminile espone gli uomini (il contrario vale per le donne) ad essere maggiormente oggetto di comportamenti discriminatori, indipendentemente dall’orientamento sessuale della persona. Non ha molta rilevanza, cioè, se la persona che viola tali ruoli, sia gay o lesbica o eterosessuale, in quanto la non aderenza ai ruoli di genere sembra essere una condizione sufficiente per subire discriminazioni.
A tal proposito, ci si ricorderà senz’altro del suicidio del giovane 15enne romano deriso su Facebook e additato come gay, oggetto di scherno e persecuzione per il solo fatto di indossare spesso dei pantaloni rosa. Soprannominato “il ragazzo dai pantaloni rosa”, in realtà non è mai stato appurato se fosse effettivamente gay, ma la sua preferenza per i vestiti rosa è bastata a renderlo oggetto di scherno e derisione da parte dei compagni, in quanto il colore rosa stereotipicamente non è un colore ritenuto idoneo per il genere maschile. Spesso i ragazzi che violano i ruoli di genere maschile vengono ritenuti gay così come le ragazze che mostrano un aspetto e degli interessi ritenuti tipicamente maschili, vengono ritenute lesbiche (Kite & Deaux, 1987; Fasoli, Maass, Paladino, & Sulpizio, 2017).
Purtroppo le stesse persone gay e lesbiche possono mostrare degli atteggiamenti negativi e mettere in atto dei comportamenti discriminatori nei confronti di altri uomini gay e donne lesbiche che violano i tradizionali ruoli di genere, portando spesso questi ultimi a sentirsi discriminati all’interno della stessa comunità gay e lesbica che, invece, dovrebbe essere loro di supporto. Ad esempio riviste, siti ed applicazioni di incontri come Grindr, GayRomeo, Hornet, utilizzate molto da uomini gay di tutte le età, mostrano una quantità impressionante di profili in cui vengono fatte delle esplicite richieste di interesse come le seguenti: “solo gay mascolini”, “solo gay insospettabili”, “no gay effeminati”, e simili (Baker, 2003; Miller & Behm-Morawitz, 2006; Rodriguez, Huemmer, & Blumell, 2016). Tali sentimenti di anti-effeminatezza degli stessi uomini gay sono stati associati a dei sentimenti di disagio inerenti il proprio essere gay (Murgo, Huynh, Lee, & Chrisler, 2017). Purtroppo, studi simili volti ad indagare gli stessi aspetti in donne lesbiche, in letteratura sono ancora carenti.
Omofobia e ruoli di genere
Nel linguaggio comune il termine omofobia è molto conosciuto ed utilizzato. In realtà, Herek (2007) utilizza il termine “stigma sessuale”, per indicare il giudizio negativo e lo status inferiore che la società imprime a tutti i comportamenti, le identità, le relazioni e le comunità non eterosessuali. Quando gay e lesbiche interiorizzano questi pensieri della società rispetto all’omosessualità, il risultato è l’omofobia interiorizzata (Herek, 2000; Lingiardi, Baiocco, & Nardelli, 2012; Mayfield, 2001). L’omofobia interiorizzata descrive i sentimenti, gli atteggiamenti e le rappresentazioni negative che le persone gay, lesbiche e bisessuali hanno, in maniera non sempre consapevole, sull’omosessualità e, di conseguenza, su stessi e/o altre persone gay e lesbiche (Meyer, 2003).
Uno degli fattori che maggiormente è associato all’omofobia è proprio la violazione dei tradizionali ruoli di genere (Cohen et al., 2009). Tali ruoli vengono spesso indagati chiedendo alle persone quanto ritengono adeguate a descrivere la propria personalità, una serie di caratteristiche ritenute tipiche per gli uomini (ad esempio, forza, indipendenza, dominanza) e per le donne (ad esempio, socievolezza, dedizione alla famiglia, gentilezza). Oppure spesso viene loro chiesto quando secondo loro aderiscono a quelli che la società ritiene essere gli standard “maschili” e “femminili”. La letteratura ha evidenziato che sia le persone gay e lesbiche che le persone eterosessuali hanno atteggiamenti più negativi verso gli uomini gay e le donne lesbiche che mostrano dei comportamenti o un aspetto non conformi al proprio genere (D’Augelli, Grossman, & Starks, 2006; Rubio & Green, 2009). Nello specifico, gli uomini gay percepiti come femminili (Glick et al., 2007) e le donne lesbiche percepite come mascoline (Carr, 2007), sono i target che elicitano maggiormente atteggiamenti negativi.
Tuttavia, sia la letteratura internazionale che il report dello Special Eurobarometer 437 (2015) sulle discriminazioni all’interno di tutti gli Stati Europei, hanno indicato che gli atteggiamenti negativi delle persone, sia eterosessuali che non, verso le persone gay e lesbiche sono associate anche a differenze interindividuali, come ad esempio il genere (Cohen, Hall, & Tuttle, 2009), l’età (Baiocco, Nardelli, Pezzuti, & Lingiardi, 2013), il livello d’istruzione (Chi & Hawk, 2016), mostrando che i maschi, le persone più adulte e con un minore livello d’istruzione hanno atteggiamenti più negativi. Altre due caratteristiche che si associano ad atteggiamenti negativi verso l’omosessualità sono l’orientamento politico conservatore (Walch, Orlosky, Sinkkanen, & Stevens, 2010), un alto coinvolgimento religioso (Piumatti, 2017) e la mancanza di una conoscenza diretta con persone gay e lesbiche (Allport, 1954; Lytle, Dyar, Levy, & London, 2017).
Violazione dei ruoli di genere e atteggiamenti negativi
Sebbene siano molto numerosi gli studi sugli atteggiamenti di uomini e donne eterosessuali nei confronti di persone gay e lesbiche che aderiscono o meno alle norme di genere (Cohen et al., 2009; Glick et al., 2007; Kite & Whitley, 1996; Lingiardi et al., 2016; Louderbeck & Whitley, 1997; Vaughn, Teeters, Sadler,, & Cronan, 2016), tuttavia la letteratura scientifica sugli atteggiamenti negativi verso gli uomini gay e le donne lesbiche da parte delle altre persone gay e lesbiche è più limitata, ma sta comunque crescendo (Hunt, Fasoli, Carnaghi, & Cadinu, 2016; Salvati, Ioverno, Giacomantonio, & Baiocco; 2016; Salvati, Pistella, Ioverno, Giacomantonio, & Baiocco, 2017; Whicker, 2016). Queste ricerche hanno evidenziato che non solo le persone eterosessuali, ma anche persone gay e lesbiche possono avere atteggiamenti negativi verso altre persone gay e lesbiche, soprattutto se violano i tradizionali ruoli di genere.
È un dato abbastanza solido che da un punto di vista di attrazione fisica, mentre gli uomini gay desiderano e trovano più attraenti volti di uomini percepiti come mascolini le donne lesbiche preferiscono volti femminili (Bailey, Kim, Hills, & Linsenmeier, 1997, Rodriguez, Huemmer, & Blumell, 2016; Zheng, Hart, & Zheng, 2013). Inoltre, sembrerebbe che quando gli uomini gay sentono minacciata la propria identità maschile, come ad esempio quando si rendono conto o gli si fa notare di aver messo in atto un comportamento ritenuto poco mascolino, essi rispondono con una serie di comportamenti, come ad esempio esprimere un minor desiderio di interagire con uomini gay femminili, che sono volti a ripristinare la loro autostima (Hunt et al., 2016),
Per quanto riguarda, invece, le emozioni suscitate da un uomo gay femminile, sembrerebbe che siano più negative rispetto a quelle provate verso un uomo gay mascolino, sia in uomini eterosessuali che gay (Salvati et al., 2016; 2017). Gli uomini gay che provano più emozioni negative verso un gay femminile, sembra abbiano anche alti livelli di omofobia interiorizzata. Indagando tali atteggiamenti anche in donne lesbiche e confrontandoli con gli atteggiamenti negativi verso lesbiche mascoline e femminili (Salvati, Pistella, Giacomantonio, & Baiocco, Under Review), si è visto non solo che l’uomo gay femminile suscita più emozioni negative anche nelle lesbiche, ma queste ultime tenderebbero ad avere più emozioni negative anche verso una lesbica femminile. Anche per le donne lesbiche, inoltre, è stato riscontrato un aumento delle emozioni negative all’aumentare della loro omofobia interiorizzata.
Infine, per quanto riguarda la violazione dei ruoli di genere degli stessi partecipanti alle ricerche, è emerso che chi ha maggiori emozioni negative verso i gay effeminati sembrano essere gli uomini gay e le donne lesbiche che si percepiscono molto mascolini, e gli uomini eterosessuali che si percepiscono, invece, poco mascolini. Focalizzando l’attenzione sulle donne lesbiche, di cui la letteratura scientifica si è occupata di meno, sembrerebbe che la percezione della propria aderenza al ruolo di genere maschile abbia un peso maggiore rispetto allo stigma sessuale interiorizzato. Se, infatti, le donne lesbiche che si percepiscono molto mascoline hanno più emozioni negative verso l’uomo gay femminile, indipendentemente dal loro livello di omofobia interiorizzata, le partecipanti lesbiche che invece si percepiscono molto aderenti al ruolo di genere femminile, provano più emozioni negative verso l’uomo gay femminile solo se hanno alti livelli di omofobia interiorizzata.
Perché atteggiamenti negativi anche in gay e lesbiche?
Questi risultati sembrano suggerire alcuni processi alla base degli atteggiamenti negativi in uomini gay e donne lesbiche, verso altre persone gay e lesbiche che violano i tradizionali ruoli di genere (Wellman & McCoy, 2014). Innanzitutto il sessismo, un sistema di disparità basate sul genere che attribuisce una superiorità degli uomini sulle donne (Glick & Fiske, 2001), potrebbe aiutare a comprendere queste relazioni. In particolare, il machismo può essere considerato un derivato del sessismo e si esplica in una iper-conformità al ruolo tradizionale di genere maschile (Pacilli, Taurino, Jost, & van der Toorn, 2011) ed è un fenomeno che coinvolge tanto gli uomini gay quanto quelli eterosessuali.
Per quanto riguarda nello specifico gli uomini gay, essi devono fronteggiare una forte pressione sociale per dimostrare e difendere la loro mascolinità e gli atteggiamenti negativi verso i gay percepiti come femminili potrebbero alleviare il loro disagio quando si rendono conto di violazioni del ruolo di genere (Pistella, Salvati, Ioverno, Laghi, & Baiocco, 2016). Questo perché tali atteggiamenti rinforzerebbero la distinzione tra i ruoli di genere maschile e femminile e stabiliscono un confine di gruppo definendo un particolare concetto di identità maschile eterosessuale (Hunt et al., 2016). Il fenomeno un po’ paradossale per cui gli stessi gay possono provare atteggiamenti negativi verso altri gay femminili, può essere spiegato dall’interiorizzazione dell’ideologia tradizionale di genere e dall’omofobia interiorizzata (Taywaditep, 2001). Essi potrebbero essere motivati da un bisogno di assicurarsi l’accettazione e la stima degli altri, allineandosi ad un gruppo di riferimento stimato, o da un desiderio di affermare il proprio senso di sé rifiutando la femminilità come parte della propria identità (Herek, 1986). Gli uomini gay che si percepiscono molto mascolini potrebbero conformarsi alle regole dell’outgroup di riferimento e cercare di assicurare la loro posizione nella gerarchia sociale, adottando comportamenti mascolini e allontanando quelli femminili. Molti ragazzi gay, infatti, aumentano la salienza della loro mascolinità per aumentare la loro autostima e migliorare le loro possibilità di ottenere accettazione sociale (Taypaditep, 2001). L’anti-effeminatezza potrebbe essere radicata in un desiderio di evitare di essere stereotipati e potrebbe rappresentare un tentativo di distanziarsi dai ragazzi non conformi al genere maschile (Bailey Kim, Hills, & Linsenmeier, 1997; Murgo et al., 2017). Diversi studi (Hamilton & Mahalik, 2009; Szymanski & Carr, 2008), hanno evidenziato che l’importanza della mascolinità e la preoccupazione di aderire ai tradizionali ruoli di genere sono collegati all’omofobia interiorizzata. In linea con ciò, alcuni autori hanno argomentato che l’anti-effeminatezza riflette i sentimenti interiorizzati negativi dell’essere gay (Lingiardi et al., 2012; Sànchez & Vilain, 2012).
Per quanto concerne le donne lesbiche, il fatto che esse abbiano atteggiamenti più negativi verso i ragazzi gay percepiti femminili potrebbe essere spiegato da processi differenti da quelli alla base dei sentimenti omofobici dei maschi gay. Tali spiegazioni, inoltre, sono corroborate dal fatto che le donne lesbiche abbiano anche una tendenza ad avere atteggiamenti più negativi verso le lesbiche che aderiscono maggiormente al ruolo tradizionale di genere femminile. Non è un caso, probabilmente che questi atteggiamenti negativi siano maggiormente presenti in donne lesbiche che si percepiscono mascoline e che abbiano alti livelli di stigma sessuale interiorizzato. Alla base di tali processi potrebbe esserci un forte rifiuto da parte delle donne lesbiche, anche più delle donne eterosessuali, verso il ruolo tradizionale e stereotipico del genere femminile (Ellis & Peel, 2011). Il fatto che moltissime donne lesbiche abbiano un lungo passato connesso al movimento femminista, potrebbe aiutare a comprendere questo fenomeno (deOliveira, Pena, & Nogueira, 2011). Nello specifico, un uomo gay che aderisce alle stesse norme femminili stereotipiche e tradizionali che le donne lesbiche hanno sempre rifiutato e contro le quali hanno sempre combattuto, potrebbe elicitare in loro atteggiamenti ed emozioni negative (Salvati et al., Under Review). Questo contribuirebbe a spiegare anche le motivazioni alla base della tendenza emersa a provare più emozioni negative anche verso una ragazza lesbica che, invece, aderisce a tali norme. Esse potrebbero, addirittura, considerare più positivamente una donna che abbia caratteristiche come competenza, indipendenza, forza, che sono dimensioni stereotipicamente associate al ruolo di genere maschile. Alla luce di tali considerazioni è maggiormente spiegabile il fatto che questi sentimenti negativi siano presenti soprattutto in donne lesbiche che si percepiscono molto mascoline e che hanno alti livelli di stigma sessuale interiorizzato. La letteratura, d’altro canto, ha evidenziato una relazione positiva tra queste due dimensioni (Sandfort, Melendez, & Diaz, 2007; Szymanski & Henrichs-Beck, 2014).
Conclusioni
Sembrerebbe che c’è ancora molto lavoro da fare per prevenire l’intolleranza e l’omofobia, non solo nelle persone eterosessuali, ma anche nella stessa comunità gay e lesbica. Soprattutto gli uomini gay effeminati sono i target maggiormente a rischio di subire discriminazioni, perché sono coloro che suscitano più atteggiamenti negativi non solo nelle persone eterosessuali ma anche in persone gay e lesbiche. Considerando, quindi, l’importanza del ruolo delle norme di genere in tali atteggiamenti, sono sempre più necessari progetti e programmi incentrati sulla prevenzione degli stereotipi di genere e rivolti alla promozione di un senso di inclusione e tolleranza anche per non creare una condizione di marginalizzazione tra emarginati. Promuovere una cultura di valorizzazione delle differenze e del rispetto degli esseri umani, mettendo in atto adeguate strategie di prevenzione per contrastare i fenomeni discriminatori, sembra necessario ancora in tanti Paesi Europei, come testimoniano i recenti report dell’Eurobarometer (2015) e dell’Interenational Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersexual Association (ILGA, 2017). In Italia, dove la maggior parte delle informazioni sull’orientamento sessuale e sulle questioni di genere provengono ancora in via informale dal gruppo dei pari e dai media, in cui il sessismo e il machismo caratterizzano ancora numerosi aspetti della società e in cui il Vaticano e il cattolicesimo continuano ad avere un forte impatto sulla vita politica del Paese e sulla vita pubblica e privata dei cittadini, soprattutto i gay effeminati ancora troppo spesso devono fronteggiare discriminazioni più o meno esplicite, nella vita di tutti i giorni, sia da eterosessuali che nella stessa comunità gay e lesbica.
GLOSSARIO
Identità sessuale: Le attuali teorie bio-psico-sociali, considerano l’identità sessuale un costrutto multidimensionale, costituito da 4 distinte componenti: il sesso biologico, ovvero l’appartenenza biologica al sesso maschile o femminile determinata dai cromosomi sessuali; l’identità di genere, ovvero l’identificazione soggettiva della persona come appartenente al genere maschile o femminile, solitamente stabilito nella prima infanzia; i ruoli di genere, ovvero l’insieme di aspettative e ruoli su come gli uomini e le donne si dovrebbero comportare in una data cultura e in un dato periodo storico; l’orientamento sessuale, ovvero l’attrazione erotica ed affettiva per i membri del sesso opposto, dello stesso sesso o entrambi.
Sessismo: termine che indica l’insieme di pensieri, emozioni e comportamenti negativi verso le donne che tendono a giustificare, promuovere o difendere l’idea di inferiorità del genere femminile rispetto a quello maschile in campo professionale, sociopolitico, culturale o semplicemente interpersonale. Glick & Fiske (1996) hanno proposto una teoria secondo la quale si possono distinguere due forme di sessismo: il sessismo ostile, che risulta esplicito e manifesto, in quanto caratterizza le donne come inferiori e giustifica il potere maschile; il sessismo benevolo, che invece si esprime in forma più subdola e indiretta, condivisa spesso anche dalle stesse donne, in basse al quale le donne dovrebbero essere protette e sostenute dagli uomini come in una sorta di moderna ideologia cavalleresca che offre protezione e affetto alle donne che aderiscono ai ruoli tradizionali femminili.
Stigma Sessuale: riguarda la considerazione negativa, lo status inferiore e la relativa mancanza di potere che la società attribuisce a chiunque venga associato con comportamenti, identità, relazioni o comunità non eterosessuali”.
Omofobia interiorizzata: consiste nell’interiorizzazione dello stigma sessuale da parte delle persone gay e lesbiche all’interno del proprio sistema di valori che le porta ad avere, pensieri, emozioni e comportamenti negativi sia nei confronti di altre persone gay e lesbiche, sia verso se stessi. La letteratura scientifica preferisce parlare di “Stigma Sessuale Interiorizzato”.
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