Ci sono molte lezioni che possiamo imparare dalla gestione di situazioni di emergenza come quella creata dalla diffusione del COVID19. Tra queste, una è il fatto che dovremmo fidarci di chi ha una certa autorità in materia, in questo caso in materia di salute pubblica, epidemiologia, virologia: in pratica, degli scienziati.

L’epidemia di COVID-19 in Italia sta avanzando rapidamente, mentre il governo mette in campo un’azione di contenimento progressivamente più aggressiva, per tentare di scongiurare la saturazione delle risorse del sistema sanitario nazionale (SSN). In questa fase dell’emergenza epidemica, la cooperazione da parte dei cittadini è fondamentale per il successo di queste misure. Purtroppo, l’adesione alle direttive è molto variabile da regione a regione, e ben lungi dall’essere completa.

Aristotele [IV secolo A.C.] scrisse che “gli esseri umani per natura sono esseri sociali”. A oltre due millenni di distanza, molti psicologi condividono l’idea che gli esseri umani abbiano un bisogno innato di appartenenza, che ci spinge a formare e mantenere costantemente delle connessioni sociali (Baumeister e Leary 1995). Il bisogno di appartenenza è universale, condiviso da tutti gli esseri umani, e ci accompagna lungo tutto l’arco di vita.

Il modo in cui trattiamo il coronavirus è profondamente legato al modo in cui pensiamo alla società e all'individuo. E il problema è che corriamo il pericolo di sbagliare sotto tutti gli aspetti, con la conseguenza che saremo meno efficaci nel contenere il virus. Non c'è nulla di nuovo nel fatto che gli esseri umani sbagliano. Ma questa volta sono in gioco delle vite.