In Europa, una donna su tre è vittima di violenza nel corso della sua vita. Nel 2014, circa 4,5% delle donne in Italia (quasi 800mila) hanno subito una violenza fisica o sessuale (Istat, 2015). Ma la violenza non si manifesta soltanto attraverso aggressioni fisiche: a volte sono sufficienti semplici parole o gesti per molestare o mettere a disagio una persona. È molto comune vedere qualcuno fischiare, commentare parti del corpo o rivolgere un’occhiata eloquente e maliziosa ad una donna che sta semplicemente camminando per strada. Chi mette in atto questi comportamenti li reputa spesso uno scherzo, un gioco, addirittura un complimento, non di certo una forma di violenza. Violenza e molestie possono però presentarsi sotto diversi aspetti, dai più espliciti e coatti, come l’abuso sessuale, ai più ordinari e sottili, come le attenzioni sessuali non volute, o psicologici, come il trattare la persona come un oggetto sessuale (oggettivazione). Il seguente articolo si propone di analizzare la relazione tra violenza e molestia con fenomeni che riguardano l’oggettivazione sessuale delle donne.
In un clima in cui la violenza sulle donne sembra essere all’ordine del giorno, in particolare quella subita da parte del partner (82% nel 2011; dati Swg, Comunicato stampa Telefono Rosa 2012), nel 2012 esce in Italia il primo libro della saga di “50 sfumature” (E. L. James, pseudonimo di Erika Leonard). Il romanzo viene classificato come romantico-erotico, e a prima vista sembrerebbe la classica storia d’amore tra due giovani, dove Anastasia, giovane ventenne, conosce casualmente Christian Grey, uomo d'affari di cui lei si innamora all'istante. Lui le si avvicina dapprima in modo cortese, premuroso, poi proponendole una relazione sessuale basata su un contratto in cui lui si definisce “dominatore” e definisce lei “sottomessa”. Pur non essendo convinta, lei lascia che lui la domini e controlli, e i due iniziano una relazione sessuale/amorosa. Il romanzo, divenuto best-seller, ha ricevuto numerose critiche e recensioni negative in quanto la relazione descritta ha tutte le caratteristiche di una relazione abusante, in cui le diverse sfumature della violenza e dell'oggettivazione sessuale sono esplicite (Barnett, 2001; Jackson, 2001; Towns, & Adams, 2000).
Sorprende quindi come una storia basata su dominazione in cui la donna diventa “oggetto”, superi 100 milioni di copie vendute nei primi tre anni dalla pubblicazione (Bosman, 2014) e la trasposizione cinematografica raccolga 19,6 milioni di euro solo in Italia nel primo mese (Zappoli, 2015). Il dominatore Christian Grey viene anche inserito dal Time tra i personaggi più influenti del 2015 (D’addario, 2015). Sembra quindi che questo modello di relazione e trattamento della donna come “oggetto sottomesso” sia in qualche modo accettato, se non apprezzato, perlomeno nei romanzi e nei film.
Finzione e realtà non sono tuttavia fenomeni troppo distanti. Nella vita quotidiana la rappresentazione della donna sottomessa e dell'uomo dominatore è costante: l’immagine della donna come oggetto sessuale viene promossa dai mass media, non solo attraverso film e libri, ma anche videogiochi, social networks, testi e video musicali, pubblicità e programmi televisivi (Karsay, Knoll, & Matthes, 2017) con conseguenze nelle relazioni di tutti i giorni. È quindi importante analizzare la relazione tra oggettivazione sessuale e violenza.
L’oggettivazione
Con “oggettivazione sessuale” ci si riferisce al modo in cui una persona viene considerata per il suo corpo, o parti del suo corpo, e come queste vengono ridotte a semplici attributi per soddisfare il piacere di qualcun altro: la persona diventa quindi “oggetto” del desiderio sessuale altrui (Fredrickson & Roberts, 1997). Ciò implica che l’individuo venga deumanizzato, ossia che gli vengano negate caratteristiche emotive o intellettive tipicamente umane (Loughnan, Haslam, Murnane, Vaes, Reynolds, & Suitner, 2010; Vaes, Loughnan, & Puvia, 2014). Questo fenomeno riguarda principalmente le donne, le quali non solo vengono iper-sessualizate dai mass media, ma sono spesso trattate come oggetti sessuali nella vita quotidiana (Fredrickson & Roberts, 1997; Hatton & Trautner, 2011).
Fra i fattori che influenzano l’oggettivazione sessuale c’è la frequente rappresentazione della donna nei mass media come “ornamento” in cui lei, o parti del suo corpo, sono presentate in pose ammiccanti o sessualizzate (Ward, 2016). Tutto ciò influenza l’opinione pubblica e rende l’oggettivazione femminile “normale”: conseguenza cognitiva di una esposizione quotidiana ad uno stimolo sessualizzato è la sua classificazione come “non estraneo” (Murphy, Monahan, & Zajonc 1995; Peter & Valkenburg, 2007; Ward & Friedman, 2006). Una persona sessualizzata è così processata a livello cognitivo come un vero e proprio oggetto e nei suoi confronti viene provata la stessa empatia che si prova verso un manichino (Bernard, Gervais, Allen, Delmée, & Klein, 2015; Bernard, Gervais, & Klein, 2018; Cogoni, Carnaghi, & Silani, 2015, 2017). Ciò accade persino a chi dovrebbe essere intimamente vicino alla donna: gli uomini che sono esposti maggiormente a mass media oggettivanti, e coloro che riportano bassi livelli di soddisfazione sessuale e relazionale, sono quelli che oggettivano e confrontano maggiormente le proprie compagne ad attrici e modelle (Zurbriggen, Ramsey, & Jaworski, 2011).
L’oggettivazione e i suoi effetti sulle donne
L’oggettivazione sessuale ha diverse conseguenze negative sulle donne. Una delle principali conseguenze dell’oggettivazione sessuale è l’auto-oggettivazione, ovvero l’internalizzazione della visione del proprio corpo o di parti del proprio corpo come oggetti (sessuali). La donna oggettivata pone attenzione e tratta il proprio corpo come se lo vedesse con occhi di terzi al fine di piacere agli altri (Fredrickson & Roberts, 1997). Anche in questo caso la relazione con il partner e i media giocano un fattore importante: infatti, le donne che vengono oggettivate dai propri partner e quelle che sono maggiormente esposte a mass media sono coloro che riportano maggiori livelli di auto-oggettivazione (McKay, 2013). Calogero (2012) suggerisce che, spostando l’attenzione sul punto di vista degli altri, la relazione fra personalità e corpo si spezza: solo quest’ultimo resta a identificare la persona in quanto tale mentre tutti gli attributi personali vengono messi in secondo piano.
Tale frammentazione tra il sé e il corpo, insieme all’assunzione del punto di vista esterno, porta le donne a dare molta importanza ai canoni di bellezza proposti dalla società (McKinley & Hyde, 1996). Poiché tali standard sembrano spesso irraggiungibili, le donne tendono a mantenere un controllo costante sul loro aspetto fisico e a vergognarsi del loro corpo laddove esso non rispecchi i canoni proposti, con conseguenze negative quali disturbi alimentari, sessuali o depressivi (Calogero & Pina, 2011; Fredrickson & Roberts, 1997; Jones & Griffiths, 2014; Schaefer & Thompson, 2018; Steer & Tiggemann, 2008).
Il risultato è dunque un circolo vizioso tra un contesto che propone un’immagine oggettivata della donna (Gervais, Vescio, & Allen, 2011), auto-oggettivazione e oggettivazione degli altri (Davidson, Gervais, & Sherd, 2015): la donna si trova ad interagire con persone che oggettivano, oggettiva lei stessa gli altri, e perde la consapevolezza di essere trattata e, di conseguenza, si tratta come un oggetto, guardato e giudicato dal punto di vista di terzi per il loro esclusivo piacere (Fredrickson & Roberts, 1997; McKay, 2013).
Dall’(auto-)oggettivazione alla molestia il passo è breve
Numerosi studi hanno individuato associazioni tra molestie e fenomeni legati all’oggettivazione. La molestia può assumere diverse forme. La forma più estrema è rappresentata dalla violenza sessuale, ossia atti sessuali agiti senza consenso (si veda la definizione del Centro di Controllo e Prevenzione delle Malattie, CDC 2010a). La molestia può anche assumere altre forme: coercizione sessuale attraverso minacce per ottenere favori sessuali; molestia di genere, con comportamenti che offendono un genere specifico (ad esempio commenti sessisti, diffusione di materiale pornografico); attenzioni sessuali non desiderate, che includono commenti espliciti di natura sessuale, occhiate o insistenza nel richiedere un appuntamento (Fitzgerald, Gelfand, & Drasgow, 1995; Fitzgerald & Hesson-McInnis, 1989). A ciò si aggiunge la violenza piscologica, che emerge spesso nelle relazioni di coppia, che comprende abusi verbali, intimidazioni, umiliazioni e stalking (WHA, 1996; CDC, 2010b). Ferraro (1996) accenna a questi fenomeni come se rappresentassero un’“ombra della violenza sessuale”.
In effetti, focalizzarsi sul corpo della donna o percepire una donna come un oggetto induce una maggiore propensione alla violenza o molestia (Rudman & Mescher, 2012; Vasquez, Ball, Loughnan, & Pina, 2018; Wiener, Gervais, Allen, & Marquez, 2013).
Inoltre, un’alta esposizione a media oggettivanti sembra essere associata alla propensione ad oggettivare e molestare le donne oggettivate, o che non si difendono esplicitamente dalle battute sessiste. Contenuti oggettivanti diminuiscono infatti l’empatia provata verso le donne oggettivate e promuovono l’idea dell’uomo dominatore e della donna sottomessa fortemente associata a diverse forme di molestie sessuali (Bernard, Legrand, & Klein, 2016; Blake, Bastian, & Denson 2017; De Judibus & McCabe, 2001; Galdi, Maass, & Cadinu 2014, 2017). Se i media propongono e mantengono un’immagine della donna come oggetto sessuale sono quindi fonti di influenza dei comportamenti negativi nei confronti delle donne: un esempio è “Incel”, gruppo bannato su Reddit in cui uomini misogini si davano supporto (Solon, 2017). Coloro che sono “spettatori” (dei mass media o della molestia), sono infatti a rischio di provare meno empatia verso vittime di molestia, poiché viene attribuita loro meno capacità di provare gioia, dolore e sentimenti morali (Cogoni et al., 2017; Loughnan, Pina, Vasquez, & Puvia, 2013; Pacilli, Pagliaro, Loughnan, Gramazio, Spaccatini, & Baldry 2017). A questo proposito, Hipp e colleghi hanno riscontrato come un responsabile di aggressioni sessuali su cinque giustifichi la propria violenza con commenti che oggettivano e “depersonalizzano” la vittima (“[le persone] le ho usate come sex toys” - “Non era più una persona, solo uno strumento per uno scopo”, Hipp, Bellis, Goodnight, Brennan, Swartout, & Cook, 2015). Allo stesso tempo, se la vittima di una violenza viene presentata come una donna che veste in modo provocante o si auto-oggettivizza, viene giudicata come più colpevole, i suoi aggressori sono meno percepiti come “carnefici”, e le persone sono meno propense a fornire aiuto e soccorso (Bernard et al., 2016; Bernard, Loughnan, Marchal, Godart, & Klein 2015; Cogoni et al., 2017; Pacilli et al., 2017). Ciò suggerisce che una donna percepita come oggetto sessuale non solo è a rischio di molestia, ma anche di essere colpevolizzata. Tuttavia, la mostra “What were you wearing?” in cui vittime di abusi sessuali esibiscono i vestiti che stavano indossando durante l’evento (per esempio, pigiami, jeans e t-shirts), mostra chiaramente come l’abbigliamento non possa essere considerato la causa della violenza sessuale (Vagianos, 2017; Moor, 2010).
Le diverse forme di molestia vanno inoltre ad aumentare la soglia d’attenzione nella donna, rendendola recettiva e ipervigile (Ferraro, 1996; Harris & Miller, 2000): alcuni studi sembrano infatti suggerire come aggressioni e molestie inducano spesso le donne all’auto-oggettivazione (Davidson & Gervais, 2015; Davidson et al., 2015; Fairchild & Rudman, 2008), il che porta spesso ad una propensione ad oggettivare terzi (Davidson et al., 2015; Strelan, & Hargreaves, 2005).
In conclusione, la società e l’opinione pubblica, influenzati dai mass media e da una cultura iper-sessualizzata, non riconoscono né la vittima né l’evento, non provano empatia e non condannano l’azione e il molestatore, bensì la vittima. Allo stesso tempo, la donna oggettivata si ritrova non solo a subire molestie e abusi, ma anche a indurli indirettamente, a perpetrarli, a non riconoscerli in quanto tali, o a scusarli e lasciarli correre con più facilità (Calogero, 2013).
Cosa fare?
L’oggettivazione è un fenomeno fortemente presente nella società occidentale. Tuttavia, ad oggi, la letteratura non fornisce indicazioni su come ridurre il fenomeno, soprattutto se si parla di situazioni individuali piuttosto che del fenomeno generale.
Per quanto riguarda i fattori di protezione dall’auto-oggettivazione e le sue conseguenze invece, in caso di molestie la letteratura suggerisce un coping attivo, come l’affrontare direttamente il molestatore, parlarne, attribuire la colpa al vero responsabile e non a se stesse, e soprattutto non etichettare l’accaduto come “cosa da niente” (Fairchild & Rudman, 2008). Oltre a ciò, l’educazione alla sessualità, alla salute e al benessere è fra i primi fattori protettivi dell’auto-oggettivazione. Anche i genitori giocano un ruolo fondamentale, incaricati di mostrare ai/alle propri figli/e come non sia il loro corpo a essere “sbagliato” o imperfetto, ma siano i mass media e gli standard condivisi nella nostra società a proporre un modello “sbagliato” di corpo (Sinclair & Mayers, 2004; Sioux, 2009; Tylka & Augustus-Horvath, 2011). Un’altra difesa dall’auto-oggettivazione è la visione consapevole dei contenuti mediatici o, per le più giovani, attività che non implichino solo conseguenze positive per il corpo, ma che “empowerizzino” la ragazza, come ad esempio la partecipazione a movimenti che condannino oggettivazione e sessualizzazione e che promuovano equità e valorizzazione del sé e del proprio corpo (Fairchild & Rudman, 2008; McKay, 2013; Sioux, 2009). Campagne contro la sessualizzazione (#womenNOTobjects) possono infatti indurre le donne ad intraprendere azioni collettive di protesta contro il modo in cui queste vengono rappresentate dai mass media (Guizzo, Cadinu, Galdi, Maass, & Latrofa, 2016).
Da qui sono nati movimenti come “MeToo”, per sostenere le vittime di violenze e molestie sessuali, “time’s up” o “heforshe” che includono anche la lotta contro le ineguaglianze e ingiustizie di genere ad esempio sul lavoro, o “womennotobjects” che apertamente condanna l’oggettivazione nella pubblicità.
Per quanto dunque a tratti condannabili, è soprattutto grazie ai media e ai social network che oggi milioni di persone si sentono supportate e parte di una comunità che le ha riconosciute in quanto vittime e dato sostegno. Aderire ad attività di volontariato, attivismo e movimenti legati ai temi dell’uguaglianza di genere, dell’oggettivazione o della violenza sulle donne è un fortissimo fattore protettivo per qualsiasi tipo di molestia, sia per uomini che per donne (Casey, 2010; Holland & Cortina, 2013; Holland, Rabelo, Gustafson, Seabrook & Cortina, 2016).
Ad oggi, avendo la consapevolezza del problema, conoscendo la relazione tra oggettivazione, auto-oggettivazione e violenza, è necessario creare programmi ed interventi che educhino alla non-oggettivazione, oltre che alla non-violenza. La prevenzione non dovrebbe basarsi solo sull’istruire su come difendersi dall’aggressore e dalla sua oggettivazione, dall’auto-oggettivazione o dalle sue conseguenze. La prevenzione primaria dovrebbe partire dall’educare la società stessa, trasmettendo valori culturali basati sull’eguaglianza di genere e su una immagine di donna che non sia sottomessa e oggettivata. Bisogna riflettere sul tipo di cultura che stiamo creando: è la donna oggettivata e sottomessa dall’uomo dominatore -come in “50 sfumature” - il prototipo di donna che vogliamo per le nostre figlie, sorelle, mogli e partner?
Glossario
Auto-oggettivazione: esperienza di internalizzazione dell’oggettivazione (sessuale) per cui l’individuo inizia a vedersi, riconoscersi, monitorarsi e analizzarsi come oggetto di apprezzamento per il desiderio altrui e vede il proprio corpo dal punto di vista degli altri.
Deumanizzazione: processo di negazione dell'umanità a un individuo, o un gruppo di individui, tale per cui al soggetto non vengono riconosciute le caratteristiche prototipiche dell'essere umano (ad esempio la propria personalità, autonomia, individualità e dignità).
Consapevolezza del corpo oggettivato (Objectified Body Consciousness): tale consapevolezza è rappresentata dall'attenzione che le persone, soprattutto le donne, pongono al proprio corpo, al controllo che mantengono su di esso e alla vergogna che provano qualora non rispecchi determinati standard culturali relativi alla forma corporea “ideale”.
Molestia: comportamenti che alterano dolorosamente, fastidiosamente e importunamente, in modo immediato o mediato, lo stato psichico di una persona.
Molestia sessuale: comportamento a connotazione sessuale nei confronti di una persona che non lo desidera, o qualsiasi tipo di discriminazione basata sul sesso che offenda la dignità degli uomini e delle donne, inclusi atteggiamenti di tipo fisico, verbale o non verbale.
Molestia morale e psicologica: comportamenti ostili con intento fisicamente o psicologicamente persecutorio che creano un ambiente non rispettoso, umiliante o lesivo dell’integrità psicofisica della persona e della sua dignità.
Oggettivazione: rappresentazione di una persona come un oggetto, che può essere usato, manipolato e controllato.
Oggettivazione sessuale: esperienza di trattare un individuo -solitamente donna- come semplice corpo, o di frammentarlo in una serie di parti del corpo, eliminando la sua personalità e sfruttando il corpo o le sue parti per le loro funzioni sessuali o come oggetti a scopo sessuale per il proprio piacere.
Stalking: problema di comportamento caratterizzato da ripetuti tentativi di imporre contatti e/o comunicazioni non volute da un individuo a un altro che può sviluppare conseguenze psicologiche negative fra cui stress e/o paura. Spesso accompagnato da altri comportamenti molestatori.
Violenza: espressione di ostilità e rabbia con l’intento di ferire o danneggiare persona/e o beni attraverso la forza. Include comportamenti crudeli, violenti, degradanti o invasivi verso un’altra persona. Può essere di tipo fisico, sessuale o psicologico/emotivo.
Violenza fisica: comportamento aggressivo e violento che risulta in lesioni corporee. Spesso osservata all’interno di relazioni di fiducia. Chi subisce violenza fisica riporta spesso sentimenti di impotenza e isolamento e tende a sviluppare depressione, disturbi dell’alimentazione, disturbo post-traumatico da stress, disturbi d’ansia e abuso di sostanze.
Violenza sessuale: condotte di natura sessuali che possono variare da comportamenti sessuali non desiderati o offensivi a molestia, sfruttamento sessuale e rapporti sessuali non consenzienti.
Violenza psicologica: insieme di comportamenti in cui un individuo deliberatamente e ripetutamente costringe un altro individuo ad azioni nocive che hanno un impatto negativo sul suo comportamento, stato emotivo e benessere mentale. Può includere violenza verbale, intimidazione, umiliazione e degradazione, sfruttamento, molestie, negazione dell’affetto, isolamento e controllo eccessivo.
Violenza da parte di un partner (Intimate Partner Violence - IPV): violenza fisica, psicologica o sessuale da parte di una persona su un’altra all’interno di una relazione intima. Oltre alla violenza e alle minacce di violenza, una caratteristica chiave della IPV è il controllo dell’aggressore sulle attività del partner, sui suoi contatti con familiari e amici, e sulle sue finanze. Se rifiutato o allontanato, l’aggressore può iniziare attività di stalking. Fortemente legato allo sviluppo di depressione, dipendenza da sostanze e altri disturbi.
Bibliografia
#MeToo: https://metoomvmt.org - https://www.bbc.co.uk/news/topics/cql0269k80xt/metoo-campaign.
#heforshe: http://www.heforshe.org/en.
#womennotobjects: http://womennotobjects.com.
#timesup: https://www.timesupnow.com.
Barnett, O.W. (2001). Why Battered Women Do Not Leave, Part 2: External Inhibiting Factors—Social Support and Internal Inhibiting Factors. Trauma, Violence, & Abuse, 2(1), 3–35. doi:https://doi.org/10.1177/1524838001002001001.
Bernard, P., Gervais, S. J., Allen, J., Delmée, A., & Klein, O. (2015). From Sex Objects to Human Beings: Masking Sexual Body Parts and Humanization as Moderators to Women’s Objectification. Psychology of Women Quarterly, 39(4), 432-446. doi: 10.1177/0361684315580125.
Bernard, P., Gervais, S.J., & Klein, O. (2018). Objectifying objectification: When and Why People Are Cognitively Reduced To Their Parts Akin To Objects. European Review of Social Psychology, 29(1), 82-121.
Bernard, P., Legrand, S., & Klein, O. (2016). From Bodies to Blame: Exposure to Sexually Objectifying Media Increases Tolerance Toward Sexual Harassment. Psychology of Popular Media Culture, 7(2), 99-112. doi:http://dx.doi.org/10.1037/ppm0000114.
Bernard, P. Loughnan, S., Marchal, C., Godart, A. & Klein, O. (2015). The Exonerating Effect of Sexual Objectification: Sexual Objectification Decreases Rapist Blame in a Stranger Rape Context. Sex Roles, 72, 499–508. doi:10.1007/s11199-015-0482-0.
Blake, K.R., Bastian, B., & Denson, T.F. (2017). Heightened Male Aggression Toward Sexualized Women Following Romantic Rejection: The Mediating Role of Sex Goal Activation. Aggressive Behavior 44(1), 40-49. doi:10.1002/ab.21722.
Bosman, J. (26 febbraio 2014). For ‘Fifty Shades of Grey,’ More Than 100 Million Sold. The New York Times. Retrieved from https://www.nytimes.com/2014/02/27/business/media/for-fifty-shades-of-grey-more-than-100-million-sold.html.
Calogero, R.M. (2012). Objectification theory, self-objectification, and body image. In: Cash, Thomas (Ed.) Encyclopedia of Body Image and Human Appearance (pp.574-580). Academic Press.
Calogero, R. M. (2013). Objects don’t object: Evidence that self-objectification disrupts women’s social activism. Psychological Science, 24(3), 312-318.
Calogero, R.M., & Pina, A. (2011). Body guilt: Preliminary evidence for a further subjective experience of self-objectification. Psychology of Women Quarterly, 35, 428-440.
Casey, E. (2010). Strategies for engaging men as anti-violence allies: Implications for ally movements. Administration in Social Work, 11, 267–282.
Centers for Disease Control and Prevention. (2010a). Injury prevention and control: Violence prevention. Retrieved from http://www.cdc.gov/violenceprevention/intimatepartnerviolence/definitions.html.
Centers for Disease Control and Prevention. (2010b). Sexual violence: Definitions. Retrieved from http://www.cdc.gov/ViolencePrevention/sexualviolence/definitions.html.
Cogoni, C., Carnaghi, A., & Silani, G. (2015). Can we empathize with sexually objectified women? Shared representations are reduced for objects and objectified women compared to personalized women. Conference: TSPC2015: Proceedings of the Trieste Symposium on Perception and Cognition (pp. 43-44). Trieste, EUT Edizioni Università di Trieste.
Cogoni, C., Carnaghi, A. & Silani, G. (2017). Reduced empathic responses for sexually objectified women: An fMRI investigation. Cortex, 99, 258-272. doi:10.1016/j.cortex.2017.11.020.
D’addario, D. (2015). The 16 Most Influential Fictional Characters of 2015. Time. Retrieved from http://time.com/4138750/most-influential-fictional-characters-2015/.
Davidson, M. M. & Gervais, S. (2015). Violence Against Women Through the Lens of Objectification Theory. Violence Against Women, 21(3), 330–354. doi:10.1177/1077801214568031.
Davidson, M.M., Gervais, S.J. & Sherd, L.W. (2015). The Ripple Effects of Stranger Harassment on Objectification of Self and Others. Psychology of Women Quarterly, 39(1), 53-66. doi:10.1177/0361684313514371.
De Judicibus, M. & McCabe, M.P. (2001). Blaming the Target of Sexual Harassment: Impact of Gender Role, Sexist Attitudes, and Work Role. Sex Roles, 44, 401-417.
Fairchild, K., & Rudman, L. (2008). Everyday stranger harassment and women’s objectification. Social Justice Research, 21, 338–357. doi:10.1007/s11211-008-0073-0.
Ferraro, K.F. (1996). Women's Fear of Victimization: Shadow of Sexual Assault? Social Forces, 75(2), 667-690.
Fitzgerald, L. F., Gelfand, M., & Drasgow, F. (1995). Measuring sexual harassment: Theoretical and psychometric advances. Basic and Applied Social Psychology, 17, 425–445.
Fitzgerald, L. F., & Hesson-McInnis, M. (1989). The dimensions of sexual harassment: A structural analysis. Journal of Vocational Behavior, 35(3), 309-326. doi:http://dx.doi.org/10.1016/0001-8791(89)90032-8.
Fredrickson, B., & Roberts, T. A. (1997). Objectification theory: Toward understanding women’s lived experiences and mental health risks. Psychology of Women Quarterly, 21, 173–206. doi:10.1111/j.1471-6402.1997.tb00108.x.
Galdi, S., Maass, A., & Cadinu, M. (2014). Objectifying media: Their effect on gender role norms and sexual harassment of women. Psychology of Women Quarterly, 38, 398–413. doi:10.1177/0361684313515185.
Galdi, S., Maass, A. & Cadinu, M. (2017). Defending the Victim of Sexual Harassment: The Influence of Civil Courage and Media Exposure. Psychology of Women Quarterly, 41(3), 338-351. doi:10.1177/0361684317709770.
Guizzo, F., Cadinu, M., Galdi, S., Maass, A., & Latrofa, M. (2016). Objecting to Objectification: Women's Collective Action Against Sexual Objectification on Television. Sex Roles, 77. doi:10.1007/s11199-016-0725-8.
Gervais, S., Vescio, T., & Allen, J.. (2011). When What You See Is What You Get: The Consequences of the Objectifying Gaze for Women and Men. Psychology of Women Quarterly, 35, 5-17. doi:10.1177/0361684310386121.
Harris, M.B. & Miller, K.C. (2000). Gender and Perceptions of Danger. Sex Roles, 43, 843-863.
Hatton, E., & Trautner, M. N. (2011). Equal opportunity objectification? The sexualization of men and women on the cover of Rolling Stone. Sexuality & Culture, 15, 256–278. doi:10.1007/s12119-011-9093-2.
Hipp, T.N., Bellis, A.L., Goodnight, B.L., Brennan, C.L, Swartout, K.L. & Cook, S.L. (2017). Justifying Sexual Assault: Anonymous Perpetrators Speak Out Online. Psychology of Violence, 7(1), 82–90. doi:http://dx.doi.org/10.1037/a0039998.
Holland, K. J., & Cortina, L. M. (2013). When sexism and feminism collide: The sexual harassment of feminist working women. Psychology of Women Quarterly, 37, 192–208. doi:http://dx.doi.org/10.1177/0361684313482873.
Holland, K.J., Rabelo, V.C., Gustafson, A.M., Seabrook, R.C. & Cortina, L.M. (2016). Sexual Harassment Against Men: Examining the Roles of Feminist Activism, Sexuality, and Organizational Context. Psychology of Men & Masculinity, 17(1), 17–29.
Istat. (2015). Violenza dentro e fuori la famiglia. Retrieved from https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/violenza-dentro-e-fuori-la-famiglia.
Jackson, S. (2001). Happily Never after: Young Women's Stories of Abuse in Heterosexual Love Relationships. Feminism & Psychology, 11(3), 305 – 321. doi:https://doi.org/10.1177/0959353501011003004.
Jones, B., & Griffiths, K. (2014). Self-objectification and depression: An integrative systematic review. Journal of affective disorders, 171C, 22-32. doi:10.1016/j.jad.2014.09.011.
Karsay, K., Knoll, J., & Matthes, J. (2017). Sexualizing Media Use and Self-Objectification: A Meta-Analysis. Psychology of Women Quarterly, 42(1), 9-28. doi:https://doi.org/10.1177/0361684317743019.
Loughnan, S., Haslam, N., Murnane, T., Vaes, J., Reynolds, C., & Suitner, C. (2010). Objectification leads to depersonalization: The denial of mind and moral concern to objectified others. European Journal of Social Psychology, 40(5), 709-717.
Loughnan, S., Pina, A., Vasquez, E. A., & Puvia, E. (2013). Sexual objectification increases rape victim blame and decreases perceived suffering. Psychology of Women Quarterly, 37, 455–461. doi:http://dx.doi.org/10.1177/0361684313485718.
McKay, T. (2013). Female Self-Objectification: Causes, Consequences and Prevention. McNair Scholars Research Journal, 6, 53-70.
McKinley, N. M., & Hyde, J. S. (1996). Objectified Body Consciousness Scale: Development and validation. Psychology of Women Quarterly, 20, 181–215.
Moor, A. (2010). She Dresses to Attract, He Perceives Seduction: A Gender Gap in Attribution of Intent to Women’s Revealing Style of Dress and its Relation to Blaming the Victims of Sexual Violence. Journal of International Women's Studies, 11(4), 115-127.
Murphy, S. T., Monahan, J. L., & Zajonc, R. B. (1995). Additivity of nonconscious affect: Combined effects of priming and exposure. Journal of Personality and Social Psychology, 69, 589-602.
Pacilli, M.G., Pagliaro, S., Loughnan, S., Gramazio, S., Spaccatini, F. & Baldry, A.C. (2017). Sexualization reduces helping intentions towards female victims of intimate partner violence through mediation of moral patiency. British Journal of Social Psychology, 56, 293–313.
Peter, J. & Valkenburg, P.M. (2007). Adolescents’ Exposure to a Sexualized Media Environment and Their Notions of Women as Sex Objects. Sex Roles, 56, 381-395. doi:https://doi.org/10.1007/s11199-006-9176-y.
Rudman, L.A., & Mescher, K. (2012). Of animals and objects: Men’s implicit dehumanization of women and likelihood of sexual aggression. Personality and Social Psychology Bulletin, 38, 734-746. doi:10.1177/0146167212436401.
Schaefer LM, & Thompson JK. (2018). Self‐objectification and disordered eating: A meta‐analysis. Int J Eat Disord, 51, 483–502. doi:https://doi.org/10.1002/eat.22854.
Sinclair, S.L., & Myers, J.E. (2004). The relationship between objectified body consciousness and wellness in a group of college women. Journal of College counseling, 7, 150-161.
Sioux, T. (2009). 10 Antidotes to Self-Objectification & Sexualization of girls. Retrieved from https://traceesioux.com/10-antidotes-to-self-objectification-sexualizat….
Solon, O. (2017). 'Incel': Reddit bans misogynist men's group blaming women for their celibacy. The Guardian. Retrieved from https://www.theguardian.com/technology/2017/nov/08/reddit-incel-involuntary-celibate-men-ban.
Steer, A., & Tiggemann, M. (2008). The Role of Self-Objectification in Women's Sexual Functioning. Journal of Social and Clinical Psychology, 27(3), 205-225.
Strelan, P. & Hargreaves, D. (2005). Women Who Objectify Other Women: The Vicious Circle of Objectification?. Sex Roles, 52, 707-712. doi:https://doi.org/10.1007/s11199-005-3737-3
Telefono Rosa. (2012). Comunicato stampa del 23 novembre 2012 – Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: I primi dati del 2012 dell’osservatorio del telefono rosa: “Aumentano le violenze da rapporti sentimentali e le donne che subiscono più tipi di violenza: il mostro è in casa”. Retrieved from https://www.telefonorosa.it/giornata-internazionale-contro-la-violenza-sulle-donne-3/.
Tylka, T.L., & Augustus-Horvath, C.L. (2011). Fighting Self-Objectification in Prevention and intervention contexts. Calogero, Tantleff-Dunn, & Thompson (Eds.), Self-Objectification in women; Causes, Consequences, and Counteractions (pp. 187-214). Washington, DC: American Psychological Association.
Towns, A. & Adams, P. (2000). “If I Really Loved Him Enough, He Would Be Okay”: Women's Accounts of Male Partner Violence. Violence Against Women, 6(6), 558 – 585. doi:https://doi.org/10.1177/10778010022182038.
Vaes, J., Loughnan, S., & Puvia, E. (2014). The inhuman body; When sexual objectification becomes dehumanizing. In P. Bain, J. Vaes & J-Ph. Leyens (Eds), Humanness and dehumanization (pp. 186–204). New York, NY: Taylor and Francis.
Vagianos, A. (2017). Art Exhibit Powerfully Answers The Question ‘What Were You Wearing?’. Huffington Post. Retrieved from https://www.huffingtonpost.com/entry/powerful-art-exhibit-powerfully-answers-the-question-what-were-you-wearing_us_59baddd2e4b02da0e1405d2a.
Vasquez, E.A., Ball, L., Loughnan, S., & Pina, A. (2018). The object of my aggression: Sexual objectification increases physical aggression toward women. Aggressive Behavior, 44(1), 5-17. doi:10.1002/ab.21719.
Ward, M. (2016). Media and Sexualization: State of Empirical Research, 1995–2015. The Journal of Sex Research, 53(4-5), 560-577, doi:10.1080/00224499.2016.1142496.
Ward, L. M. and Friedman, K. (2006). Using TV as a Guide: Associations Between Television Viewing and Adolescents' Sexual Attitudes and Behavior. Journal of Research on Adolescence, 16, 133-156. doi:10.1111/j.1532-7795.2006.00125.x.
Wiener, R.L., Gervais, S.J., Allen, J. & Marquez, A. (2013). Eye of the Beholder: Effects of Perspective and Sexual Objectification on Harassment Judgments. Psychology, Public Policy, and Law, 2, 206–221. doi:10.1037/a0028497.
World Health Assembly. (1996). Prevention of violence: public health priority. World Health Organization.
Zappoli, G. (2015). Cinquanta sfumature di grigio. Dal romanzo best seller di E.L. James, il film che sicuramente sbancherà al box office. Retrieved from https://www.mymovies.it/film/2015/fiftyshadesofgrey/.
Zurbriggen, E.L., Ramsey, L.R., & Jaworski, B.K. (2011). Self- and Partner-objectification in Romantic Relationships: Associations with Media Consumption and Relationship Satisfaction. Sex Roles, 64, 449–462. doi:10.1007/s11199-011-9933-4.