Reunion from Caliopedreams via Flickr (https://www.flickr.com/photos/caliope/10727523056/in/photolist-hkXmS5-bn2rJ4-PHjbe-hV6qgq-em7uNs-9se7dE-HmSi11-k2tpe8-edZTft-pKsDDm-Y6Wra8-dYYvZk-nxJF8G-ekc14G-raW9fy-9XwPV4-pTQs8h-vbxgT5-fGqPEY-qvV3QF-7aZGrA-7ZF1Ye-kA6zhi-aF8w4a-dUTWMy-ho7s7T-jB4Dt2-e1AuBC-fh7LX6-aaMCRC-hGxMBN-8iSkmv-bCnM6F-kuudmc-btJMw8-af8PUY-j7YJ41-7RXbsR-g3QM5g-qHrp2U-dNDNRU-9WV4AP-dYSNiN-aF8wM8-aeVih7-8UFvCw-n36aY2-aiLTMJ-eZNUKR-pEen8A), cc (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/)

Lo spazio fisico è il contenitore che rende possibili e, allo stesso tempo, vincola tutte le nostre azioni, ma, come disse Hoffmann (1981), “solo i pesci non sanno che è acqua quella in cui nuotano” (pp. 16-17). La dimensione spaziale spesso resta fuori dalla nostra consapevolezza, ma questo non significa che i riferimenti spaziali non siano elaborati dal nostro cervello.

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“(La donna) diventa un oggetto; si sperimenta come oggetto, scopre con meraviglia questo nuovo aspetto del suo essere: ha la sensazione di sdoppiarsi; invece di coincidere esattamente con se stessa, comincia a esistere fuori di sé”.

Simone de Beauvoir, 1949, p.327

 

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