Recycled from Martin Lissmyr via Flickr (https://www.flickr.com/photos/martinlissmyr/3749099435/in/photolist-6Hi7Dr-5K3PVV-euBWE-bEMyN5-38wB6-cnL4ju-pWrzgK-6GKkrE-Ugew2m-9oiUCV-a3Fi6P-bJVAiM-4HmyjA-7CUHNe-Eyu4A-gspo9o-4vuyjn-8tc6bg-7MnnLf-8civta-9m7XTc-U5iwGx-EdKK3-wonZf-9FaHPV-6kwijQ-2oJKtT-fzSH1f-5DwWxm-9hJfzP-5Avoou-5PsqKT-a61stE-34R6sX-62Gzs7-o6rqAc-5fCWVK-rAfWP-91J212-4FiqNN-5kUDJL-8hk4Yi-4cxS5e-dRst2P-BEYXi-J9y6t-QzXDF-57XSbw-7occ7Y-Y7JK3N), cc (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/)

Ogni giorno dobbiamo scegliere centinaia di volte (più o meno consciamente) tra comportamenti ecologici e non-ecologici. Svegliarsi con una sveglia meccanica o elettrica? Fare la doccia o il bagno? Con un bagnoschiuma ecologico o non-ecologico? Bere il caffè classico o biologico? Chiudere l’acqua mentre ci laviamo i denti o lasciarla aperta?

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Reunion from Caliopedreams via Flickr (https://www.flickr.com/photos/caliope/10727523056/in/photolist-hkXmS5-bn2rJ4-PHjbe-hV6qgq-em7uNs-9se7dE-HmSi11-k2tpe8-edZTft-pKsDDm-Y6Wra8-dYYvZk-nxJF8G-ekc14G-raW9fy-9XwPV4-pTQs8h-vbxgT5-fGqPEY-qvV3QF-7aZGrA-7ZF1Ye-kA6zhi-aF8w4a-dUTWMy-ho7s7T-jB4Dt2-e1AuBC-fh7LX6-aaMCRC-hGxMBN-8iSkmv-bCnM6F-kuudmc-btJMw8-af8PUY-j7YJ41-7RXbsR-g3QM5g-qHrp2U-dNDNRU-9WV4AP-dYSNiN-aF8wM8-aeVih7-8UFvCw-n36aY2-aiLTMJ-eZNUKR-pEen8A), cc (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/)

Lo spazio fisico è il contenitore che rende possibili e, allo stesso tempo, vincola tutte le nostre azioni, ma, come disse Hoffmann (1981), “solo i pesci non sanno che è acqua quella in cui nuotano” (pp. 16-17). La dimensione spaziale spesso resta fuori dalla nostra consapevolezza, ma questo non significa che i riferimenti spaziali non siano elaborati dal nostro cervello.

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No prejudice among matches from Marina Burity via Flickr (www.flickr.com/photos/burity_/540938349/in/photolist-PNs8g-7ScW4T-8qsj6E-S9EF7A-Qjb377-7SczjF-8qp9Zt-QEhKbS-7v2Y2Q-8scwPB-oBmpHe-zHRKDD-ae2MMB-8qspWb-8scpt2-7SgdA1-7SfmtN-8qwXXG-9VQcxQ-8qtRt2-8qtQVp-8qwYi5-e8Z3dZ-7SgpUL-8sctNc-8qwXHL-odaU77-8qwY43-aB8cWs-7SghSo-7SgpxA-8qtRfK-eAZisP-8scptg-6Akbow-7SeQzy-7SbxCa-7hEb9Z-8qwXNY-7ScCcp-8qpfhK-8qpfhD-bMYU1R-7SePpL-p1vWq-8qtRRp-eB4prE-gu2Vjj-cyKYfu-7Sfjea),cc(https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/)

Varie forme di pregiudizio

È certamente un’esperienza comune e ricorrente quella di vedere in televisione (e anche in prima persona) o di leggere sui giornali di episodi caratterizzati da frasi ingiuriose, o addirittura di aggressioni vere e proprie, dirette ai danni di persone indifese appartenenti a gruppi stigmatizzati, come ad esempio gli omosessuali, i disabili, gli immigrati, gli anziani, le persone obese.

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Lisa Giardina: What? 2000. Stampa Fotografica. Courtesy: l’artista

Immaginate di essere saliti su un autobus di linea e di stare viaggiando per le vie della vostra città. All’improvviso un semaforo davanti al mezzo scatta sul rosso e voi, vedendolo, vi preparate ad affrontare la prossima frenata aggiustando la postura e anticipando gli effetti della frenata. L’autista, però, si accorge del semaforo un po’ più tardi di voi e, per rimediare, frena in modo più brusco di quanto previsto proiettando tutti i passeggeri in avanti. Che differenza c’è tra lo spostamento che avete attuato preventivamente e quello che avete subito?

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